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Seconda Puntata: “Se il buongiorno si vede dal mattino…!”

La preghiera del giovane Mario si fa più intensa e prolungata e l’ansia di realizzare la vocazione a cui si sente chiamato lo consuma. Accompagnato dal fratello Alessandro va a bussare al seminario diocesano. Gli aprono, lo ascoltano, lo squadrano. Perché mai questo spilungone di giovanotto – era molto alto il giovane Mario e ancor più affinato dalle sofferenze – vuole entrare in seminario? Si è stancato di lavorare i campi? Ha avuto qualche delusione amorosa? A diciassette anni poi! Il seminario gli chiude le porte in faccia.
Lo scoraggiamento si fa sempre più profondo, la preghiera e le penitenze più intense.
In seminario non lo hanno capito. Ma questa non sarà né la prima né l’ultima volta. Padre Mario nella sua lunga vita di 98 anni raramente è stato compreso, quasi sempre ostacolato, deriso, calunniato. Pochi, pochissimi lo hanno capito e ancora meno lo hanno aiutato. Eppure…
Nel suo momento così critico gli viene in soccorso ancora una volta il fedele Alessandro.
In quei tempi viveva a Verona Don Giovanni Calabria, oggi Santo, Sacerdote di umili natali, fondatore di una nuova Famiglia Religiosa di Consacrati e Consacrate, a cui tutti ricorrevano nelle loro necessità per la sua fama di santità. Alessandro dice al fratello Mario: “Andiamo da Don Calabria”. Vanno e sono accolti con la paternità che è la ricchezza profonda di ogni santo. Anche Don Calabria ascolta, non dice molto, ma alla fine dà la sua sentenza : “Va’, va’ a casa, tagliati la testa e poi ritorna, passando però non di qua, ma per la porta di servizio!”.
Al giovane Mario si allarga il cuore perché la porta sarà aperta, ma le parole pronunciate dal santo

Sacerdote gli suonano incomprensibili. Cosa volevano dire? Quale il loro significato?
Semplice figlio dei campi, non aduso ancora al linguaggio dei santi, pensa a quella testa che dovrà tagliarsi, alla porta di servizio da cui dovrà passare… Tutto gli è oscuro e gli arrovella la testa. Lo capirà, tutto capirà. E a quale prezzo!…
Chi vuole rispondere alla chiamata di Dio deve “tagliarsi la testa”, cioè mettere da parte i suoi pensieri, i suoi ragionamenti, le sue vedute e imparare a vedere come vede Dio, ad avere i pensieri di Dio, a non ragionare. Deve obbedire alla Volontà di Dio, non qualche volta, ma sempre a quella che attraverso i Superiori e le circostanze si manifesta.
E la porta di sevizio cosa c’entra? Sì, anche questa c’entra, perché il chiamato da Dio è avviato a servire i fratelli. La vocazione, ogni vocazione, è amore e servizio.
Dunque, Mario va da Don Calabria. Non sarà più prete diocesano, come tanto desiderava, ma prete religioso.
Tutto finito qui? No, la strada è ancora lunga, sassosa e tortuosa.
Mario ha completato solo gli studi elementari, parla poco bene la lingua italiana e molto il suo dialetto; gli studi per raggiungere il Sacerdozio sono lunghi, seri e impegnativi. Gli anni sono già diciassette e passa. Si dà a studiare di buzzo buono; i compagni gli vogliono bene e lo aiutano a correggere il suo linguaggio troppo dialettale.
Ma… c’è sempre qualche “ma” nella sua vita. I Superiori immediati non la pensano come Don Calabria e lo destinano ai lavori più umili e umilianti occorrenti nella comunità, lasciandogli poco spazio per lo studio.
Il tempo passa, lo scoraggiamento si insinua sempre più prepotente nel suo cuore. E decide…

A cura di

Sr. Carmela Picano

Continua nel prossimo numero…

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