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“Sì al Bene… no al male!”

C’è una verità fondamentale che forse, e senza forse, molti di noi non conoscono. Se solo guardiamo, consideriamo, riflettiamo su quello che è il disordine del mondo… Certo, come si dice comunemente, il male fa chiasso, il bene è misterioso, è silenzioso, non ha parole. Se avessimo capito e se comprendessimo i valori dell’umiltà! Non è facile trovare un’anima umile, un’anima semplice. Nel mondo, comunque, c’è tanto bene. Ci sono uomini e donne di una fede limpida, di virtù misteriose vissute segretamente e alimentate dalla Parola di Dio. Vi sono interpretazioni varie della Parola di Dio. Ricordo che la mia povera mamma qualche volta si esprimeva in questi termini, quando io ormai Chierico esprimevo con semplicità la Verità: “Eh, figlio mio, vuoi che il Signore sia venuto sulla terra per niente?”. E mi meravigliavo come una donna senza tanta cultura dicesse: «Vedi che l’hanno messo in croce, che l’hanno odiato, perseguitato, contraddetto. Non è stato il popolo che lo seguiva con entusiasmo, sono stati gli intellettuali, i detentori della Legge, i maestri contro cui il Signore aveva inveito: “Sepolcri imbiancati, razza di vipere, fino a quando vi sopporterò?”». Sempre vero che il Signore dona la sapienza ai piccoli, agli ignoranti e confonde i sapienti, umilia gli intellettuali. Quanta gente oggi crede, ama e vive la sua fede, le sue più belle virtù! La virtù è qualcosa di misterioso, di nascosto. Anche la modestia cristiana si rivela con la semplicità dei modi, con una presenza umile. Non è un’arte, è una fede operante, una spiritualità agente, alimentante. Il Regno di Dio è dentro di noi e ciascuno lo vive nella sua fede in Colui che Dio ha mandato, in Colui che è il Purificatore, il Maestro, il Santo, la Carità, la Giustizia, la Vita. San Giovanni Evangelista lo dice apertamente: “Il Verbo della Vita noi lo abbiamo visto, noi lo abbiamo toccato, noi lo abbiamo ascoltato”. Pertanto Dio è la vita, noi non siamo la vita. Meraviglie su meraviglie per chi sa meditare, per chi sa contemplare! E l’Apostolo Paolo esclama: “È apparsa la Benignità, la Bontà, la Carità di nostro Signore Gesù Cristo”. Essere benigni! Quante volte nella preghiera chiediamo anche noi: “Sii benigno, Signore, verso di noi, abbi pietà di noi”. Le preghiere sono tutte improntate a chiedere al Signore di guardarci con Bontà, di sopportarci con Carità, di perdonarci con tanto Amore. Dobbiamo imparare ad ascoltare il Signore che parla attraverso il Vangelo. Giuseppe e Maria portano Gesù al tempio. Secondo la legge di Mosè il primogenito bisognava offrirlo al Signore. Legge santissima, e si trova lì, condotto dallo Spirito Santo, non dalle notizie, il vecchio Simeone che ha la sorte inconsueta di prendere tra le braccia Gesù. Questo uomo non era sacerdote, era un uomo retto che aspettava la Redenzione, che aspettava Cristo Gesù, che conosceva le profezie. E allora, esclama: “Signore, lascia che il tuo povero servo vada in pace.” Perché? Perché aveva visto Gesù. Erode che cosa aveva visto in Cristo? Il competitore del suo regno. Pilato che cosa aveva visto nel Cristo? Un sapiente, un saggio, un perseguitato. E noi che cosa vediamo in Cristo? Che cosa vediamo nell’Eucarestia? C’è quel richiamo che tanto profondamente mi tocca: “Quando Gesù tornerà sulla terra troverà ancora la Fede?”. Noi come viviamo questa Fede, come esprimiamo questa Fede? Il Tabernacolo è il perché della nostra Fede, è il perché della nostra preghiera. Egli è in mezzo a noi per sostenerci negli ostacoli, nella lotta, nelle insidie diaboliche. Richiami salutari, richiami fondamentali, vitali! Il nostro linguaggio della Fede sia sempre: “Sì, no”. Sì al Bene, sì alla Santità. No ad ogni male.

 

Padre Mario Maria Merlin

Pieve di Soligo, 8 gennaio 1993

 

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